Cambierà qualcosa da stamattina? I colori e poi la grafica, le immagini forse…un gioco nuovo ma serio. Così serio da essere testimone di una chiusura definitiva e di un’improbabile inizio.
Chi vorrà potrà leggermi qui o altrove: ho sempre avuto i miei dubbi sulla consistenza numerica dei miei lettori: non è una questione qualitativa (non ho alcun diritto per affrontarla) ma attiene alle caratteristiche proprie del Blog, alla sua voracità, ai suoi equilibri virtuali, e soprattutto ai suoi continui equivoci. Per certi versi lo stesso discorso si potrebbe fare sui luoghi della cosiddetta “democrazia virtuale” (Grillo docet) e sulla subdola e terribile menzogna che si cela dietro ad essa. Non so se cambierà qualcosa, non ho idea se il sottoscritto avrà ancora voglia di trastullarsi con i suoi vecchi post o si rimetterà in rete con scritti nuovi e contemporanei.
Ma questa novità è reale? Ne siete convinti? Da come molti di voi ne scrivono sembrerebbe di no ma, dietro, fra le quinte di un blog o l’altro formicola la speranza di dire e fare sempre qualcosa di nuovo: bene fatemelo leggere! Uccidete la noia terribile dei partito preso, delle tendenze al ribasso, dell’ideologie concentrate, della cattiva letteratura o di quella tanto bella e perfetta da non poter essere buona. Per quanto mi riguarda la prova più pesante è stata per me spogliarmi dalle remore, anche culturali, e scrivere o riscrivere con quell’immediatezza che sola ti libera l’animo e la mente; sto ripubblicando tutto con il mio tutto, con il mio mondo e la mia generazione tra i denti, la vecchia e nuova Europa, quella che ho amato sui libri, la mia Patria inutile e vituperata. Il mio Sud trafitto dal sole e dall’oblio, la mia educazione sentimentale sempre a metà…la musica, le immagini e infine il sogno di cui nessuno potrà dire perchè resterà un segreto per sempre.
Da molti anni a cicli, penso di aver compiuto una lunga traversata: i miei pensieri spettinati e costretti poi ad un educandato severo. Un supplizio! Scrivere è una liberazione, la mia: mi inchioda su un pensiero, mi addensa, finalmente, per un lungo e interminabile attimo è lei la mia padrona assoluta ed io il suo amante totale! Scrivere diventa la mia vita perenne, il senso definitivo che mi assolve dal peccato di fornicare coi giudizi altrui. E’ una mistificazione, ovviamente, un gioco degli specchi; nessuna traversata riesce ad allontanarmi dalla sensazione di colorati dejavù, il web è stracolmo di essi… così dopo aver scritto penso sempre che a queste righe non ne potranno seguire altre, che queste righe siano totali e intoccabili, sintesi perfetta della fine e del nuovo inizio: una clessidra e noi polvere là dentro. Questo mi uccide, questo è appunto l’ombra del silenzio per il quale non c’è descrizione possibile. Qui o altrove le sillabe separate le une dalle altre in una scansione crudele gridano il loro bisogno disperato di tornare alla loro unità originaria: perfetta e unica. Senza sbavature, senza una dimensione temporale definita, le parole e le cose si raggrumano nella realtà, nell’ indecifrabile perfezione dell’imperfetto, io lo guardo, lo respiro e lo scrivo. Non è un gesto triste o funereo è un divenire silenzioso che mi sgrava da un compito morale che non amo: in qualche altro posto sarà mattino o notte e qualcuno come me sta già scrivendo un’altra poesia. Altri tratti, altri amori… e a me pare consolante.
La logica che mi ha guidato in tutti questi anni di blog e prima ancora non è così difficile da intendere: quando ho iniziato avevo già un buon patrimonio di scritti risalente a 30 e più anni prima, non ho dovuto far altro che adattarli al nuovo ambiente. Da lì, spinto da stimoli provenienti dalla vostra scrittura e dalle dinamiche che incontravo, sono poi nati i testi “nuovi”: il corpo principale di Omologazione è fatto quasi tutto così e, immagino, si noti chiaramente. Dal 2010 in poi sono state le nefandezze altrui e gli errori personali a influenzare progressivamente la mia, chiamiamola, produzione: il difficile rapporto con il mondo dei blog mi ha convinto a dire la mia su qualcosa che sentivo e sento ostile e sciocco e a costruire l’Arca che mi avrebbe traghettato fuori da questi mari e riportato alle acque che amo, quelle del cartaceo. Ho cucito tra loro un buon numero di post che a mio parere avevano un senso comune, l’idea era quello di un libro, ne ho fatto un blog particolare e l’ho pubblicato in rete. Idea fallimentare, non lo legge praticamente nessuno ma io lo amo molto. Il principio di legare in maniera diversa post tra loro non è poi molto diverso da quello di scomporli in testi molto più brevi e pubblicare gli uni e gli altri; c’è una forte componente ludica in tutto questo, in mancanza di essa sarei uscito molto prima dalla blogosfera inseguito dai denti di un malessere profondo. Da stamattina si scrive sul serio: senza assilli legati al dovere-necessità di rispondere ai commenti o presunti tali. Il mio tempo è a scadenza ravvicinata, scrivere sul serio me lo devo e ve lo devo. Forse qualche riga di me resterà ed io là dentro: mi chiamo Enzo e sono troppo vecchio per sciupare il tempo.
In primis bisogna scrivere per se stessi, i blog all'inizio erano nati come diari personali, nel tempo si sono evoluti, purtroppo con l'avvento dei social, tanti hanno abbandonato.
RispondiEliminaSereno giorno.
Benvenuto.
RispondiEliminaLa prima affermazione è un'utopia, molti scrivono per l'audience, per diffondere un'ideologia o per altri motivi. La scrittura come liberazione personale è diventata rarissima proprio perchè all'inizio i blog erano solo diari personali che viaggiavano su un mezzo nuovo, il testo digitale elettronico.
Molti si sono allontanati perchè il blog necessita di sintassi e argomenti decenti, perchè altri social immediati e superficiali hanno meno esigenze...perchè come ogni altra cosa le stagioni cambiano.
Mi fa sempre piacere ritrovarti, Enzo! :)
RispondiEliminaGrazie Marina, sto provando a rientrare a modo mio con estrema cautela.
EliminaCiao Enzo, interessante post. Scrivere argomenti solo per gli elettori non condivido, lo trovo asettico, manca di mordente.
RispondiEliminaL'autore deve proporre argomenti in cui traspare la sua personalità, il suo pensiero ,le sue idee, deve essere conciso senza perdersi nel prolisso usando termini ampollosi,( non bisogna annoiare il lettore)
Io scrivo poesie da quando ero al liceo; ancora oggi nello scriverle
mi sento libera , metto a nudo il mio pensiero.
Ogni poesia che scrivo per me è una" creatura" che nasce da un sentimento , un'emozione.
I commenti fanno ,certamente, piacere ma nello stesso tempo
il lettore è libero di esprimere il suo pensiero, le sue impressioni.
Dal nel 2004 sono sul Web
Il mio primo Sito: "Scrivi com" ,nel 2008 chiuse e approdai nella piattaforma di " Splinder " nel 2011 anch'esso chiuse.
passai a "BLOGGER" creandomi l'attuale blog.
Ho premesso questo per dirti che da venti anni scrivo e pubblico, non ho avuto mai problemi, tenendo sempre il mio attuale
"username".
Grazie della visita
Molto graditi i tuoi versi
Buon fine settimana
Rakel
Rakel benvenuta qui.
EliminaSuppongo che il termine "elettore" stia per lettore e sia quindi un refuso. Concordo pienamente e non ho mai detto il contrario, semmai credo che il particolare contesto in cui ci muoviamo con la possibilità dell'interloquio in tempo reale, nasconda il pericolo di volersi in qualche modo adattare a che ti legge. Blandire i propri interlocutori è un mezzo comodissimo per adire a audience sempre più vaste. Non è il mio scopo!
Sei "vecchia" come me della rete, conosci come me tutti i pro e i contro di questo ambiente ma forse non hai avuto le esperienze scottanti e distruttive che invece ho vissuto io. Il risultato di tale permanenza in rete è il mio autoostracismo: ciò che leggi sono testi datati e risalenti ad almeno un anno fa. Questo su cui hai commentato è di circa 6 anni fa.
Non scrivo qui praticamente più e i post sono frutto di un lavoro lontano. E' vero semmai che le scritture nuove nascono solo dai contati con gli altri, nel nostro caso ti ho commentato in versi sui tuoi versi perchè mi avevano colpito .La poesia è l'ultima oasi di libertà concettuale e sintattica rimasta. mi fa piacere che tu abbia gradito.