lunedì 18 novembre 2024

VITTORINI - GLI ASTRATTI FURORI

Leggere e, in parte scrivere, è ancora l'unico modo per sfuggire alla fine. Me lo ripeto da un po', a volte ci credo anche ma so benissimo che si tratta di una magnifica illusione. “Ora il mio’libro io l’avevo, o pensavo di averlo, in Conversazione. Io non ho mai aspirato ai libri; aspiro al libro; scrivo perché credo in una verità da dire; e se torno a scrivere non è perché non mi accorga di altre verità che si possono aggiungere, e dire in più, dire inoltre, ma perché qualcosa che continua a mutare nella verità mi sembra esigere che non si smetta mai di ricominciare a dirla “
Questa era la presentazione, dell'autore stesso, di uno straordinario libro, Conversazione in Sicilia di Elio Vittorini. Ho già detto che vorrei usare il blog immaginando un'Italia diversa, che sa riconoscere il valore etico ed artistico di una regione e non si ferma alla banale acquisizione di un solo aspetto del problema. Certo nel libro di Vittorini la "conversazione" si fa lirismo assoluto e crudele: forse una sorta di liberazione e di volo sopra le sconfitte sociali e storiche di un paese in ginocchio (era il 1938-39). Io dico Vittorini ma è solo un cenno, ovviamente, non un accostamento a quel che scrivo io, ma vedo quella terra e la sento, percepisco il ritorno alla terra d’origine, sentita come necessità mitica. 
Vivo nella stessa situazione emozionale: trasfiguro il passato in presente e viceversa, attraverso la coscienza universale del dolore per il mondo offeso e resto inchiodato all'urgenza di gridare, tra fichidindia e montagne sperdute, la mia “piccola Sicilia ammonticchiata di nespoli e tegole”. Certo c'è sofferenza ed è meglio non parlarne troppo per non svilirla, ma essa attraversa la nostra mente... con la fame, le vecchie e nuove malattie. Soffre la madre Concetta, soffre il Gran Lombardo, portavoce di “nuovi alti doveri” che spettano agli uomini, soffre l’arrotino Calogero. E’ il dolore perenne del mondo che anima le pagine attraverso la suggestione di una parola che si fa poesia. E lì dentro al gran silenzio che resta vive solo la poesia e la cultura, uniche ali per redimersi.

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Un uscio stretto ma ho i miei motivi: vi leggo quasi sempre in silenzio.