mercoledì 9 aprile 2025

ASSIOMI UNITARI -

Non scrivo di questo argomento per spirito da bastian contrario, ho vissuto infanzia e adolescenza dentro una storiografia ufficiale scontata e lustrata a festa. La mia idea e la mia sorda rabbia sull’Italia attuale nascono da una coscienza diversa e da letture e riflessioni diverse non più vivibili all’ombra di una menzogna letale per questo paese e i suoi abitanti. Il post è dedicato ai militanti leghisti, ai padani, agli dei del “mercato” e della “fabbrichetta”, ai melomani del Nabucco e a tutti coloro che hanno una paura blu di dire chiaro come la pensano. E' anche l'incipit di quello che vorrei scrivere in un futuro non troppo lontano e altrove: storia vera, prospettive diverse e non agiografie insulse e menzognere. Vorrei far sentire in questo consesso virtuale di zombi di lusso, più abituati ai talkshow d'elite di una intellighentia d'avanspettacolo, vorrei far sentire la voce del SUD, di quello massacrato (anche dai suoi stessi rappresentanti!) e sparito poi dentro una storia unitaria da barzelletta: vorrei che questa voce cantasse chiaro in faccia a quegli altri che abitano sopra una certa latitudine e che sono convinti di essere anche una spanna almeno sopra a tutto il resto. Sono certo che riprenderò questo argomento, in altri tempi e in altra sede, questo è solo un "assaggio". Mi stanco troppo presto delle cose che faccio, è come se in fondo non avessero midollo o mancasse il guizzo finale per farmi godere e dire ecco ci siamo. Vale per questo blog e per molte altre cose. Dunque, la storia patria ufficiale recita che i tre maggiori artefici morali e materiali dell’unità italiana furono Cavour, Mazzini e Garibaldi. Ad essi dobbiamo la nascita e la spinta che ci ha portato ad essere, buoni ultimi, una nazione unita nel consesso delle altre grandi nazioni europee. Di questi che a buon diritto possiamo definire “padri della Patria” Cavour rappresenta la mente organizzativa e politica finale, una delle personalità più lucide e importanti dell’Europa di quel tempo. L’Italia unita gli deve gran parte della sua esistenza! La mia personale opinione su questa figura storica mi mette fortemente a disagio: vorrei tanto usare quell'aplomb necessario a dire le cose con un nitore non inficiato da parole grossolane o giudizi affrettati. Basta! E' incredibile l'uso continuo e raffazzonato della menzogna storica che profitta dell'ignoranza delle vecchie e nuove generazioni, non è accettabile definire il Conte di Cavour come un ideologo di un'Italia unita. E' una menzogna colossale! Forse potremmo dare un giudizio diverso sul concetto di Repubblica affrontando la figura ideologica ed esistenziale di Giuseppe Mazzini. Garibaldi meglio lasciarlo stare, non si può discutere con serietà di un guerrigliero spavaldo e abile cui fu commissionata una guerra di fatto pilotata in altro luogo Se questo stato deve avere le sue fondamenta su questa storiografia ridicola se nessuno dei luminari della cultura italiana ne tantomeno le principali cariche istituzionali si pongono il problema della vergogna nei confronti del popolo e della obiettività storica...se le cose stanno così è impossibile discutere. Cavour non aveva nessuna intenzione unitaria per l'Italia, non ne ebbe mai! Camillo era un francese della Savoia, pensava da francese, amava da francese e parlava francese. Lo parlava molto meglio dell’italiano, fate conto alla caricatura di Fiorello su Carla Bruni…ecco una cosa così. Camillo se scriveva in italiano faceva in 10 righe molti più errori di me, e infatti le cose importanti le pensava, diceva e scriveva in francese: una volta dichiarò che se lo avesse saputo prima non si sarebbe certo posto il problema unitario. Non sarebbe potuto essere diversamente perchè il Conte non conosceva l'Italia e il punto più a sud raggiunto nella sua vita non superava il parallelo di Firenze. Il Presidente attuale della Repubblica italiana farebbe bene da siciliano a rileggere con onestà la storia tra il 1848 e il 1861, capirebbe così che Cavour era il padre di un'idea che con l'unità nazionale non centrava nulla. Lo sanno tutti che la sua idea era quella di un'Italia divisa in tre parti, nord centro e sud, distinte e separate. Lui ovviamente organizzava la parte settentrionale, le altre se la sbrigassero i francesi col regno pontificio (e lì erano grane) e i Borboni col loro vasto regno delle due Sicilie. E prima ancora aveva idee molto più “limitate”: un Piemonte come parte integrante della Francia che poi se ci pensate era la cosa più logica. Ma quale unità e quale sud, dai non scherziamo a Camillo Benso del sud non importava niente, solo grane erano, grane e problemi. Del sistema o per meglio dire della logica che regolava queste idee politiche e i progetti che da esse discendevano possiamo parlare e inorridire. Sotterfugi, accordi segreti, trame, accordi con Napoleone III, spartizioni precostituite, matrimoni ad hoc. Niente di diverso dalla logica che aveva regolato la vita politica europea nel 1815 col Congresso di Vienna! Una situazione ridicola in nulla diversa dalla concezione assolutistica delle grandi monarchie e dalla considerazione "greggi da spartire" secondo interessi sovranazionali e popolari. Questa non è una valutazione personale signori, questo è scritto nero su bianco nei carteggi tra i personaggi in questione ed è questo che mi rende particolarmente insofferente nei confronti della rete attuale e dei suoi guru da quattro soldi. Nessuno legge, ma tutti scrivono, nessuno posa mai lo sguardo sulla lettre eternelle inviata da Cavour a Vittorio Emanuele oppure sulle epistole tra il Conte e Costantino Nigra. Pochi si sono posti il problema delle tesi esposte tra l'imperatore francese e Cavour nei due giorni di Plomberies. In poche parole nessuna unità nazionale, tre Italie, e il regno del sud o succube o in mano a un napoleonide. Non andò esattamente così, contrariamente alla volontà di Cavour, la Storia prese una direzione diversa ma l'idea centrale non era certo quella di una vera e sentita solidarietà nazionale. Bugie, solo bugie istituzionalizzate e trangugiate dal popolo bue. In ogni caso comunque si volesse poi affrontare il problema del regno delle due Sicilie c’era un problema, quello di sempre ragazzi miei (anche voi del nord), IL DENARO! Il Piemonte era in bolletta. Non lo sapevate? Bene ora lo sapete, bolletta rossa, quasi bancarotta. Cavour era un grande organizzatore, tessitore si dice meglio, pieno di idee strategiche ma ogni tanto andava male e i Savoia erano nei guai, chiedere a Rotschild per conferma. Io propongo una visione diversa e credo molto più realistica. Cavour pensò infine - del regno di Napoli non me ne frega niente ma ci sono qui un gruppo di esaltati (terroni e polentoni assieme) che hanno smosso troppo le acque. Se mi avessero dato retta....ma loro no, sti stronzi dilettanti, hanno riempito la testa di balle a quel grosso orso scemo di Garibaldi e adesso non si può più tornare indietro... certo che se l’Inghilterra si fosse fatta i fattacci suoi…ma anche lei ha il suo tornaconto. Non resta altro da fare che guidare, per dir così, il destino. Facciamo conquistare questo regno di beduini a Garibaldi, ufficialmente noi non c’entriamo ma sotto sotto ci siamo eccome, agenti segreti, accordi sottobanco, e chi più ne ha più ne metta. Ci pappiamo le due Sicilie che sono piene di soldi, saldiamo i debiti e poi organizziamo tutto e tutti con il Savoia way of life. E così fu, non potendo evitarla l’unità d’Italia si fece e si fecero anche quelle farse di annessioni di cui il 90% dei cittadini non comprendeva il carico nè presente nè futuro. Terminata l’operazione (su cui si potrebbero scrivere fiumi di parole) il chirurgo Garibaldi fu sbattuto fuori dalla sala operatoria con una pedata nel sedere (troppo volgare come tipo) e iniziò l’avventura che ancora oggi non è finita. Pochi probabilmente vorranno commentare le mie allucinazioni simil storiche ma anche così devo dire che le barriere si innalzano quando ci si vuole “difendere” da verità storiche troppo scomode e politicamente scorrette. Amen ricominciamo. Stavolta cambiamo argomento, parliamo di noi, di noi che abitiamo su questo pontile sparato nel Mediterraneo con relative appendici. Cominciamo male perchè le parole saranno inutili e questa specie di paese sarà sempre più spaccato. Sapete che vi dico? Rompiamo l’anguria! Visto che dal Nord cala con monotonia aberrante sempre la solita musica distruggiamo gli strumenti e facciamolo a muso duro. Da terroni insomma. In sintesi la questione è questa: eravate poveri, sporchi e arretrati. Vi abbiamo portato ricchezza pulizia e civiltà. Quindi non rompete le scatole e statevene almeno zitti. Balle! Grosse balle! Il Regno delle due Sicilie era ricco e prospero, comunque situato ai piani alti degli stati europei. La sporcizia non era quella di adesso, quella postunitaria; se qualcosa di sporco c‘è stato è la continua cancellazione di fatti storici sostituiti con una narrazione di comodo. La civiltà è meglio non nominarla! Non era Torino la città guida dal punto di vista culturale bensì Milano e Napoli e non da ora per la città partenopea ma nei precedenti 6-7 secoli. Nomi se ne possono fare decine. Leggere qualcosa d’altro prego e non solo il giornale di Feltri o quello che si dice libero. Leggere in Italiano, quella lingua che nella mia isola si parla abbastanza bene e che viene scritta pure con qualifiche da Nobel, tanto per dire. Leggere signori da Roma in su. Leggere e riflettere perché: “la storia non può essere studiata secondo le direttive del partito in cui si milita o di cui si condivide l’ideologia e il programma politico. Dobbiamo liberamente ricostruire il nostro passato anche se ciò significa porsi controcorrente, con il risultato di non essere congeniali né agli storici di destra che di sinistra.” Tommaso Pedìo, massimo storico lucano, nella sua lezione introduttiva al corso di Storia Moderna dell’Università degli Studi di Bari, Facoltà di Giurisprudenza, anno accademico 1967-68 riportata in “Economia e società meridionale a metà dell’Ottocento” di Tommaso Pedio, Capone Editore, 1999.

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Un uscio stretto ma ho i miei motivi: vi leggo quasi sempre in silenzio.